Questa voce ha una versione parlata (troverai un riquadro, più in basso, con il link). Clicca qui per accedere al progetto Wikipedia parlata

Raddoppiamento fonosintattico

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

In linguistica, il raddoppiamento (fono)sintattico (anche geminazione sintagmatica, raddoppiamento sintagmatico o rafforzamento (fono)sintattico o, ancora, cogeminazione) è un fenomeno di sandhi esterno, tipico della lingua italiana (italiano standard, italiano regionale del centro e del sud e relativi dialetti) e della lingua finlandese. Consiste nel raddoppiamento subìto nella pronuncia dalla consonante iniziale di una parola in alcuni contesti sintattici.[1]

In italiano[modifica | modifica wikitesto]

Nel primo esempio, la parola casa viene interessata dal raddoppiamento. Si tratta di un fenomeno legato non esclusivamente alla pronuncia ma, come suggerisce il nome, anche alla sintassi. Infatti, la catena del parlato normalmente non prevede pause tra le parole: la pronuncia delle parole può quindi essere influenzata dalla loro posizione nella frase. Nel caso più tipico, il raddoppiamento è dovuto alla presenza, prima della consonante raddoppiata, di un monosillabo oppure di una sillaba accentata (nel primo e nel secondo esempio, la consonante rinforzata è preceduta da una preposizione).

Il fenomeno è tipico dei dialetti toscani, centrali, meridionali e meridionali estremi e del relativo italiano regionale, mentre è assente nei dialetti settentrionali e nel relativo italiano regionale. Poiché è regolare nei dialetti toscani e centrali, fa parte della pronuncia normativa (ortoepia) dell'italiano standard, tanto da essere insegnato nelle scuole di dizione, oltre ad essere rintracciabile nella grafia univerbata di diverse parole, evolutesi da locuzioni fisse: affinché, appunto, apposta, appena, davvero, ovvero, sicché, soprattutto, giammai, cosiddetto, frattanto, lassù, ammodo, neppure, sebbene, ossia ecc.



Origine e diffusione geografica[modifica | modifica wikitesto]

L'origine del raddoppiamento sintattico è da attribuire all'assimilazione di consonanti finali latine[2]:

  • (lat.) Ad Brundisium > (it.) A Brindisi

In pratica, nell'esempio avremmo l'incontro tra una d ed una b, il quale porterebbe alla formazione di una b doppia.[3]

Il raddoppiamento fonosintattico, in quanto fenomeno tipico della lingua parlata, non presenta una fenomenologia uniforme in tutte le varietà regionali dell'italiano. Diversamente dalla norma scritta, più facilmente interiorizzabile perché inequivocabilmente fissata sulla pagina (stampata, web, ecc.), le regole del raddoppiamento fonosintattico vengono variamente interferite nelle diverse regioni dalle norme dialettali soggiacenti. Così, ad esempio, il rinforzamento si effettua soprattutto a sud della linea La Spezia-Rimini, poiché a nord di essa i dialetti tendono a evitare le consonanti doppie, mentre nell'Italia meridionale, dove a livello dialettale si riscontrano sistemi di raddoppiamento, si tende ad applicare il raddoppiamento anche dove la lingua standard non lo prevede. Viceversa, al nord si tende a scempiare anche le consonanti doppie ove previste dalla lingua standard.

Il suo uso regolato fa parte della lingua standard ed è sicuramente uno dei punti di maggior interesse per i programmi dei corsi di dizione rivolti a giornalisti, attori ecc. Due sono i più autorevoli strumenti su cui verificare la congruenza di una pronuncia (compreso il rinforzamento fonosintattico) con quella standard: il Dizionario di Ortografia e di Pronunzia di Bruno Migliorini, Carlo Tagliavini e Piero Fiorelli (che riporta la pronuncia classica), e il Dizionario di Pronuncia Italiana di Luciano Canepari (per lo standard moderno).

All'interno di parlate specifiche ristrette ad isolati contesti geografici, il raddoppiamento fonosintattico può avere valore fonetico distintivo, ovvero la sua presenza o assenza determina una differenza di significato. Ad esempio, è stato dimostrato da Biberauer e D’Alessandro (2007) che la costruzione passiva in abruzzese è unica, in quanto è ottenuta dal raddoppiamento della prima consonante della parola che segue l’ausiliare passivo: ‘So viste’ (forma attiva) ma ‘So vviste’ (forma passiva).[senza fonte][4]

Casi tipici in italiano standard[modifica | modifica wikitesto]

Il raddoppiamento avviene soprattutto:[3]

  1. quando la consonante è preceduta da una parola tronca (polisillabo ossitono)
    La città nuova /latʃitˌtanˈnwɔːva/
  2. quando la consonante è preceduta da un monosillabo forte (uscente in vocale, non in dittongo discendente), oppure il monosillabo è usato metalinguisticamente[non chiaro][senza fonte]
    Andiamo a casa /anˈdjaˑmo akˈkaːsa/
  3. quando la consonante è preceduta dalle parole come, dove, qualche, sopra, contra-, altre-
    come va? /komevˈva/; dove sei? /dovesˈsɛˑi/; qualche volta /ˌkwalkevˈvɔlta/; sopra la tavola /ˌsoprallaˈtaːvola/
  4. con le parole: dio, dèi, dea, dee quando precedute da vocale; Maria in Ave Maria (ma esiste anche la variante senza raddoppiamento)[5]; e Santo in "Spirito Santo"
    mio Dio /miodˈdiˑo/; /avemmaˈriˑa/; /spiritosˈsanto/

Adoperando la terminologia del fonetista Canepari, i casi 1, 2 e 3 sono detti di cogeminazione, mentre il 4 di pregeminazione. Non tutti i monosillabi sono geminanti (esempio, l'articolo determinativo lo rifiuta)[6]: non provocano il raddoppiamento fonosintattico gli articoli e i pronomi clitici (lo, la, li, le eccetera). Inoltre non tutte le parole sono geminabili: esistono cioè parole che, ad esempio, pur seguendo un monosillabo geminante, non raddoppiano l'iniziale consonantica, e ne esistono poi altre (dette "autogeminanti") che invece raddoppiano anche se non precedute da una parola geminante.

Per ciascun dialetto e per ciascuna forma d'italiano regionale non varranno comunque le stesse regole del dialetto fiorentino o dell'italiano neutro. Tuttavia, la maggioranza dei casi è la stessa in tutta l'Italia centro-meridionale.

Monosillabi cogeminanti[modifica | modifica wikitesto]

I monosillabi producenti raddoppiamento sono tutti sillabe aperte, finenti in vocale o con dittongo ascendente (i monosillabi con dittongo discendente, es. poi, non producono raddoppiamento); questi ultimi, in genere, possiedono già un accento scritto che, come nei polisillabi, indica già l'obbligatorietà del raddoppiamento così come avviene per quelli monovocalici con accento distintivo.

La lista dei monosillabi italiani è la seguente:

  • Verbi
(essere) è, fu; (avere) ho, ha; (andare) vo (tosc., lett.), va (ind., imp.); (dare) do, (ind., imp.), da' (imp.), diè (ant.); (fare) fo (lett.), fa (ind., imp.), (ant.); (sapere) so, sa; (stare) sto, sta (ind.), sta' (imp.), stiè (ant.); (potere) può; (dire) di'.
  • Congiunzioni
che (o ché), e, ma, , o, se.
  • Pronomi
che, chi, ciò, , tu, me, te (questi ultimi, da non confondere con le varianti delle particelle mi e ti davanti ai proclitici lo, la, li, le, ne).
  • Preposizioni
a, da, su, tra, fra; nonché le preposizioni de e ne usate in poesia[7].
  • Avverbi
su e giù; qui e qua, e ; e no; già; più; (o)'ve (lett.); mo (adesso)(region.).

Univerbazione e raddoppiamento[modifica | modifica wikitesto]

Talvolta il raddoppiamento è visibile anche a livello ortografico. Questo si verifica ad esempio in alcune parole composte (contraccolpo, soprattutto, sopralluogo) in cui la consonante viene scritta due volte. Si tratta comunque di un'eccezione alla regola, anche se interessante per spiegare il raddoppiamento di l in alcune preposizioni articolate (delle, allo, dalla eccetera).

Nelle parole che hanno subito un processo di univerbazione, il raddoppiamento fonosintattico è presente quindi anche graficamente. Di seguito la lista di alcune parole lemmatizzate dai dizionari che presentano il raddoppiamento fonosintattico.

  • a
abbasso, abbastanza, abbenché, accanto, accapo, acché, acciò, acciocché, addentro, addì, addietro , addirittura, addosso, affinché, affine, affondo, affresco, allato, allesso, ammeno, ammenoché, ammodo, appena, apparte appetto, appiè, appieno, apposta, appostissimo, appresso, appuntino, appunto, arrivederci, assolo, attorno, attraverso, avvenire, beccafforbice, fantappiè, finattantoché, oltracciò, pressappoco.
  • che
anzichennò, checché, checchessia, chicchessia, dovecchessia, dondecchessia, chessò, purchessia, quandochessia.
  • chi
chicchessia, chissisia, chissà, chissacché, chissacchì, chissadove, chissammai, chissenefrega, chivvalà.
  • ciò
acciocché, ciocché, cionnonostante, conciossiaché, conciossiacosaché, imperciocché, perciocché.
  • come
comecchessia.
  • contra-
contrabbalzo, contrabbando, contrabbasso, contraccambio, contraccarico, contraccettivo, contraccolpo, contraddanza, contraddire, contraddistinguere, contraffare, contraffilo, contrafforte, contraggenio, contrappasso, contrappeso, contrapporre, contrapposizione, contrappunto, contrassegno, contrassoggetto, contrattempo, contravveleno.
  • così
cosicché, cosiddetto, cosiffatto.
  • da
dabbasso, dabbene, dabbenuomo, daccanto, daccapo, dacché, daddovero, dallato, dappertutto, dappiè, dappiede, dappiù, dappocaggine, dappoco, dappoi, dappoiché, dappresso, dapprima, dapprincipio, dattorno, davvero.
  • dio
addio, Iddio, bendiddio, giuraddio, magariddio, oddio, piacciaddio, pregaddio, santiddio, vivaddio.
  • dove
dovecchessia.
  • e
altrettale, altrettanto, ebbene, eccome, epperò, eppoi, eppure, evviva.
  • fa
fabbisogno.
  • fra
frammescolare, frammettere, frammezzare, frammischiare, frammisto, frapporre , frapposizione, frapposto, frattanto, frattempo.
  • già
giacché, giammai.
laddove, laggiù, lassù.
  • ma
macché, massì.
nemmanco, nemmeno, neppure, nevvero.
  • no
nossignore.
  • o
oppure, ovvero, ossia, ovverosia.
  • ogni
Ognissanti.
  • però
perocché, imperocché.
  • più
piuccheperfetto, piucché, piuttosto.
  • qua
quaggiù, quassù.
  • se
sebbene, semmai, sennò, sennonché, seppure.
sibbene, sicché, siccome, siffatto, sissignore.
  • sopra
sopraccalza, sopraccapo, sopraccarta, sopraccassa, sopraccielo, sopracciglio, sopracciò, sopraccitato, sopraccoda, sopraccollo, sopraccolore, sopraccoperta, sopraddetto, sopraddote, sopraffare, sopraffilo, sopraffino, sopraffusione, sopraggitare, sopraggiungere, sopraggravio, sopralluogo, soprammanica, soprammano, soprammattone, soprammenzionato, soprammercato, soprammettere, soprammobile, soprammondo, soprannaturale, soprannome.
  • sovra-
sovrabbondare, sovraccaricare, sovrannazionale.
  • su
succitato, suddetto, sullodato, summentovato, summenzionato, suppergiù, suvvia.
  • tre
treppiede, trepponti, tressette.

In finlandese[modifica | modifica wikitesto]

In finlandese il fenomeno si chiama rajageminaatio (o anche rajakahdennus, alku- o loppukahdennus).[8]

È innescato da alcuni morfemi, che raddoppiano la consonante successiva oppure provocano l'aggiunta di una occlusiva glottidale sorda lunga prima di una vocale. Per esempio, mene pois (andare via) si pronuncia [meneppois], mentre mene ulos (andare fuori) si pronuncia [meneʔʔulos].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Raddoppiamento sintattico, su locuta.com, 2014.
  2. ^ Michele Loporcaro, Due note sulla diacronia del raddoppiamento fonosintattico, su uni-duisburg.de (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2007).
  3. ^ a b Enciclopedia dell'Italiano.
  4. ^ Documentando l’antico abruzzese (PDF), su web-data.atilf.fr.
  5. ^ Pronuncia della locuzione Ave Maria, su dizionario.rai.it. URL consultato il 24 marzo 2010 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
  6. ^ Quando l'accento è graficamente esplicitato, ci sarà sempre un raddoppiamento. Tra i monosillabi privi di accento grafico che provocano il raddoppiamento si ricordano le preposizioni a, fra, tra e la grande maggioranza delle forme verbali che hanno solo una vocale (come fa, sto, do, fu, sa, ho, va ecc.); a queste si aggiungono le parole che, chi, qui e le note musicali. Vedi L. Serianni, Grammatica italiana; italiano comune e lingua letteraria, Torino, UTET, 1989.
  7. ^ L'uso di scindere le preposizioni articolate si trova talvolta anche nel caso di titoli di opere dell'ingegno (ad esempio: ne I promessi sposi), ma viene criticato dal alcuni grammatici.
  8. ^ Suomi, Kari & Toivanen, Juhani & Ylitalo, Riikka, Finnish sound structure – Phonetics, phonology, phonotactics and prosody (PDF), Oulu University Press, 2008, ISBN 978-951-42-8984-2.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luciano Canepari, il MaPI. Manuale di Pronuncia Italiana, Bologna, Zanichelli, 1999 (2ª ed., con due audiocassette). Nei capitoli 9-15 presenta un'analisi sincronica di tutte le pronunce regionali dell'italiano, compresi i diversi usi di raddoppiamento fonosintattico.
  • Michele Loporcaro, L'origine del raddoppiamento fonosintattico. Saggio di fonologia diacronica romanza, in "Romanica Helvetica" vol. 115, Francke Verlag, Basel und Tuebingen, 1997.
  • Michele Loporcaro, Raddoppiamento fonosintattico, in Gian Luigi Beccaria (a cura di), Dizionario di linguistica, Torino, Einaudi, 2004 (2ª ed.), p. 632.
  • Pietro Maturi, I suoni delle lingue, i suoni dell'italiano, Il Mulino, Bologna, 2005.
  • Luca Serianni, Italiano, Milano Garzanti, 2003. §§ 63-70.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Linguistica: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di linguistica